mercoledì 23 dicembre 2009

Natale, ci siamo

A Syl, Franca, Tintarella...di Luna, Misi@Mistriani, Minu, Luz, Lucida Follia, Angelo Azzurro, Selene, Conciliare Stanca, Miranda, Samantha, Wilma (dove sei!!!), L'infinito NoN esiste (Jessica), e a tutti i Bloggers, dedico questo video con i suoni dalla mia Terra.
Un abbraccio e un mondo di bene, a TUTTI!!



sabato 19 dicembre 2009

Cosa ne sarà?

"...Nostalgia! Ho nostalgia perfino di ciò che non è stato niente per me, per l'angoscia della fuga del tempo e la malattia del mistero della vita.
Volti che vedevo abitualmente nelle mie strade abituali: Se non li vedo più mi rattristo; eppure non mi sono stati niente, se non il simbolo di tutta una vita.
Il vecchio anonimo dalle ghette sporche che mi incrociava quasi sempre alle nove e mezzo del mattino?
Il venditore zoppo dei biglietti della lotteria che mi seccava senza successo?
Il vecchietto tondo e rubizzo, col sigaro in bocca che stava sulla soglia della tabaccheria?
Il pallido tabaccaio?
Cosa ne sarà di tutti costoro che , solo per averli sempre visti, hanno fatto parte della mia vita?
Domani anch'io scomparirò.
Domani anch'io, l'anima che sente e pensa, l'universo che io sono per me stesso, si, domani anch'io sarò soltanto uno che ha smesso di passare in queste strade, uno che altri evocheranno vagamente con un "che ne sarà stato di lui?"
E tutto quanto ora faccio, quanto ora sento e vivo, non sarà niente di più di un passante in meno, nella quotidianità di una città qualsiasi..." -(Fernando Pessoa)-

Leggendo questo brano di Pessoa, ho una sensazione come di inutilità di tutto; passato, presente, futuro. Ogni parte del Tempo che scorre pare illogico.
Poi, mi dico che proprio perchè ogni cosa di questo mondo, infine avrà fine,
proprio per questo, ogni attimo del tempo che ci è dato di vivere, dobbiamo farlo nostro, e tenerlo caro, come l'emozione che all'improvviso ci sorprende, e ci dà un sospiro che è gioia.


domenica 6 dicembre 2009

Angeli & Demoni

Ogni uomo ha un Angelo o un Demone che lo accompagna instancabile, in tutto quello che fà, o che non fà.
E l'uomo implora o maledice, l'Uno o l'Altro, e la soglia che separa l'Angelo dal Demone, è oltrepassata o ignorata in tutti gli istanti che l'uomo respira.
Vivere semplicemente è una ricchezza disprezzata, o rifiutata, perchè questo non gli basta.
E allora scava, scava nella propria e nell'altrui esistenza, e come un bulldozer impazzito, travolge ideali, sentimenti, vita.
E ciò che cerca e lo soddisfa, è soltanto l'idea astratta di una felicità che non prevede sconfitte, ma solo nemici lasciati alle spalle.
Invisibili sofferenze che non lo toccano, nè interrogano.
Angeli, Demoni o Dei, lo lasciano indifferente.
Ma dove è finito l'Uomo di cui sentivamo parlare dai nostri Padri?


giovedì 26 novembre 2009

Via D'Amelio

Commuovermi e piangere, è qualcosa che mi appartiene da sempre.
A volte lo vivo con imbarazzo, pensandolo quasi come un limite che mai riuscirò a correggere.
Questo mondo che ci siamo costruiti intorno poi, con le tragedie annunciate o meno che ci seguono sin dentro casa, non ci lascia scampo: Partecipare a fatti sconvolgenti per dimensioni e criticità, è oramai cosa consueta (purtroppo).
....Il programma del pomeriggio era (!) dei più tranquilli, quasi banale, un pò di lettura e la solita TV dal mio divano, uno zapping dal digitale terrestre, mi porta invece Giovanni Minoli, buon giornalista dalle inchieste accurate e interessanti.
Oggi: 57 giorni a Palermo; quelli che trascorsero dall'assassinio di Giovanni Falcone, a quello di Paolo Borsellino e degli uomini delle rispettive scorte.
Ho rivissuto con un senso di angoscia quei giorni tremendi, le storie degli uomini uccisi e delle loro famiglie, che continuano a vivere un dolore che non potrà mai aver fine.
Commozione e rabbia si sono alternate e confuse in tanti momenti: No, mi dicevo, quella non può essere Palermo, forse è Beirut oppure Bagdad o Islamabad....era Palermo.
Quello che poi in parte ha dato un senso al dramma, sono state le scene dei Palermitani ai
funerali, quando la rabbia è letteralmente esplosa, polizia e carabinieri a fatica hanno potuto fermare la folla, che voleva a tutti i costi raggiungere i politici presenti per fare giustizia, ritenendoli inefficaci, distratti e forse complici della morte di gente coraggiosa.
Mi ha impressionato la scena all'interno della cattedrale, quando il presidente della repubblica, Scalfaro, e dovuto fuggire: Poliziotti e Carabinieri di Palermo cercavano di aggredirlo, così che per molti momenti si fronteggiavano con altri agenti, di scorta al Presidente.
E il pianto poi, di una città intera, mortificata da una classe politica inetta e vigliacca, connivente con quella peste che è la mafia.
Ce la farà mai la Sicilia a liberarsi da banditi e gente marcia nell'anima?
Da Meridionale sono sconfortato, è triste, ma son costretto a sperare che i Leghisti stìano ancora molto al governo, e che infine realizzino il loro progetto: Nord e Sud divisi davvero.
Chissà che non sia questa, la possibilità di riscatto.





giovedì 12 novembre 2009

Ai tanti ragazzi , che non ce l'hanno fatta.

Le facce della sofferenza umana sono tante, troppe.
Un Dio che ha voluto permetterlo, o soltanto il caso, me ne ha mostrate molte:
Chi del problema della tossicodipendenza, ha solo una superficiale conoscenza e tanto pregiudizio,
crede di sapere ogni tratto, ruga o ghigno di ragazze e ragazzi, che vivono in strada o nelle Comunità Terapeutiche.
Sono tanti anni oramai, che condivido pezzi di strada con quanti il problema lo portano nel corpo, e anche nell'anima.

Di tanti ho dimenticato i nomi, a tratti mi tornano in mente con la loro storia di sofferenza, a volte con gli operatori anziani ne ricordiamo qualcuno, e questo ci dà il senso del tempo trascorso ad ascoltare storie, a vivere drammi, a registrare troppe sconfitte.
La vicenda della morte di Stefano Cucchi, mi ha riportato il ricordo di alcuni di loro, di quelli che non ce l'hanno fatta, di quelli che si sono arresi alle sconfitte, e deciso che questo mondo per loro non aveva più spazio.
Erano stanchi di buchi, di fughe, di strada, di giudici, di galera.
E hanno detto addio alla vita, senza lasciare lettere o messaggi ad alcuno, a piangerli soltanto le madri, e quanti come me li hanno visti anche sorridere e gioire, e soprattutto saputo vederle da "persone".
Non posseggo la fede anche se la rincorro continuamente, credo però, che per questi ragazzi il buon Dio saprà trovare quello spazio, che qui in terra non hanno avuto.



domenica 8 novembre 2009

Ronda o non Ronda...

Galeotta fu la cena elettorale, a base di polenta e baccalà.
In effetti però, decisivi furono i 3 litri e mezzo di bonarda dell'oltrepò pavese, a far diventare Gennarino Esposito, emigrante meridionale in Lombardia, con quaranta anni di anzianità, accesissimo sostenitore della Lega Nord, e ammiratore sfegatato di Borghezio.
In breve tutto cambiò, e velocemente nella sua vita.
Cominciò a vestire di verde, e a parte l'occhio nero che la moglie ricavò per le proteste, il verde divenne il colore unico di casa Esposito.
A capo del letto tolte la foto di Ciro, il nonno buonanima, di san Gennaro, di un cannolo siciliano, e di Maradona, fecero la comparsa il poster del mito Borghezio, e del senatùr in persona che benediva il Po.
Gennarino riformato alla leva militare, cominciò a brigare per entrare negli effettivi delle nascenti Ronde Padane.
Coraggiosamente si distinse in azioni di guerriglia urbana: Rovesciò la bancarella a un Cumprà, strappò il ciuccio a un neonato la cui mamma slava era ferma ad un semaforo, fece scoppiare i palloncini appesi di un ristorante cinese, buttò all'aria il secchio dell'acqua di un Rom ad un incrocio, tirò la coda al cagnolino di un clochard col cappello dell'elemosina tra i denti, ma l'azione che gli valse il "quasi" arruolamento nelle Ronde, fu l'assalto alla mensa Caritas, dove riuscì a razziare dai tavoli degli ospiti, 15 michette, 17 bicchieri di plastica, 3 bottiglie di minerale gassata, e 35 scatolette di carne bovina, anche se regolarmente scaduta.
Purtroppo per lui, un membro del Servizio di Sicurezza della sezione, particolarmente intelliggente, ebbe un leggerissimo sospetto sulla purezza del cognome Esposito.
Così, con l'aiuto di un vocabolario Zingarelli alla voce ESPOSITO, scoprì che l'aspirante rondaiolo aveva origini meridionali..-
La conseguente espulsione con ignominia, non scoraggiò Gennarino, che fatto nero anche l'altro occhio alla moglie, tramite un conoscente al comune, falsificò le proprie generalità da Gennarino Esposito, a Renzo Tramaglino nato a Como, coniugato Mondella.
Superò brillantemente le prove di ammissione alle Ronde, rispondendo con esattezza alle domande: I nomi dei nipotini di Paperino, del grattacielo Pirelli, dell'ospedale san Carlo, dello stadio san Siro, e citando senza sbagli gli ingredienti della cotoletta alla milanese.
Il tutto senza ricorrere alla domanda di riserva, questo soddisfece gli esperti del partito, che lo arruolarono all'istante, dandogli appuntamento per la sera successiva ai giardinetti di via Pistoia, per l'esordio della Ronda Padana.
Gennarino, alias Renzo, arrivò ai giardinetti con 7 ore di anticipo.
Con lui al guinzaglio, Gegè, il bastardino di incrocio sconosciuto che, in verità somigliava a
quello tra Corso Vercelli e Piazza Piemonte alle 7 e 45 del mattino: un vero casino.
Dalla museruola di Gegè spuntava un foulard verde, mentre dal taschino di Gennarino, era visibile l'immaginetta plastificata dell'Umberto col miglior sorriso possibile...ma non era una minaccia...
Gennarino/Renzo, ingannò l'attesa della sera consumando vari panini con peperoni piccanti all'aglio e olio di semi vari, Gegè riuscì invece a scippare dalle mani di un bambino un pacchetto di cipster, che divorò golosamente....
Arrivò finalmente l'mbrunire, venne sera, tarda sera, poi tardissima sera e infine notte: dei rondaioli Padani nessuna traccia.
All'alba a Gennarino, cominciarono a girare i santissimi.
Alle 7 si sentì chiamare: " Renzo, te lì?" Era il Germano Morazzoni che si recava al lavoro in bicicletta. Gennarino riuscì a farfugliare: "Ma c'era da fare la Ronda ieri sera!"
"Te ghè raggiùn" rispose il Germano, "Ma ier sera la mi mjèfatt de mangià la casseoula" , "E allura, tra la ronda e la casseoula...!"
"Con un fil di voce Gennarino aggiunse "Si, ma gli altri?"
"Beh, l'Ernesto l'è n'dà al cinema, l'Ambrogio dalla morosa, il Marietto l'aveva un de frecc,
el Carlett guardava alla tv la replica del Mulino del Po, e l'Amedeo guardava al dvd un film con Cicciolina!"
"Minchia!!" esplose Gennarino, "Ma sapi ca te dicu?" "Ma iatevènne ffanculu!!!"
Gettò il foulard verde con tutta la museruola, la figurina dell'Umberto, il nastro registrato delle poesie d'amore di Borghezio, la bottiglietta con l'acqua del Po, il sorriso di Calderoli, e l'imitazione della montatura degli occhiali del Maroni.
Poi indicando il Morazzoni, urlò a Gegè: "Mozzica Gegè, mozzica!!" "W il 113, W il 112!!"

lunedì 2 novembre 2009

Non sciupiamo il nostro tempo, perchè di esso è fatta la vita...





Abbiamo tutto il tempo del mondo
abbastanza tempo perchè la vita ci sveli
tutte le cose preziose che l'amore ha in serbo
Abbiamo tutto il tempo del mondo
se questo è tutto ciò che abbiamo, scoprirai
che non abbiamo bisogno di mulla di più

Ogni passo fatto su questa strada ci troverà
con le preoccupazioni del mondo dietro di noi

Abbiamo tutto il tempo del mondo
semplicemente per l'amore
nulla di più, nulla di meno
solo amore

Ogni passo fatto su questa strada ci troverà
con le preoccupazioni del mondo dietro di noi

Abbiamo tutto il tempo del mondo
semplicemente per l'amore
nulla di più, nulla di meno
solo amore

sabato 24 ottobre 2009

Il vecchio e il bambino...

E' una pioggia d'altri tempi, quella che da giorni cade senza mai finire, su questa città già umida del mare che ne lambisce le mura.
E' una pioggia che pare confini ogni cosa e storia, in uno spazio comune, dove tutto diventa un unica vicenda, e il rumore ritmato del vento che a folate, soffia spogliando alberi di foglie malate dall'inverno, accompagna, il tocco dell'acqua che cade sulla terra.
Si resta soli, a guardare un cielo grigio che pian piano si fà buio, tutto sembra fermo, immobile, e da questo limbo in cui la mente è chiusa, inevitabilmente, il tempo vissuto, fà capolino.
Ne percepisci un odore che riconosci, perchè tutto ciò che si è amato, sperato, sofferto, ti resta piantato dentro al cuore come un'idea o un odio da cui non riesci a separarti mai.
Come in un film in bianco e nero, usurato dalla continua visione, e a che a volte si interrompe con improvvisi salti temporali, per poi tornare alle immagini precedenti, così senza ordine di omogeneità, bussano alla mia porta i tanti amici e qualcuno che non lo è stato, vecchi colleghi e compagni di scuola, amori adolescenziali e delusioni sentimentali.
Maledizione, mi dico!
E' da un po che scavi nella tua vita alla ricerca di qualcosa che non c'è più, e che non potrà mai più esserci, perchè ciò che si è vissuto è parte di un tempo irripetibile, finito, sepolto sotto gli anni che il tuo corpo si porta sulle spalle ogni giorno meno forti, e più curve di pesi che non segnano la schiena, ma lo spirito.
Il silenzio, il ticchettio della pioggia che continua a cadere, un flash che mi regala una mia immagine bambino, mi fa poi essere indulgente verso questo mio viaggio nel tempo, perchè, mi dico, è proprio questo che ci prende per mano e ci accompagna nei luoghi cui siamo appartenuti. Sono le immagini che girano in tondo come su di una giostra, e che tornano lasciandoci sempre un sorriso, e una nuova voglia di urlare una felicità che pensi sia per la vita.


Come vecchi elefanti che vanno a morire nel luogo dove sono nati, anche noi, percependo il trascorrere di quegli attimi, che poi sommati fanno un'esistenza intera, siamo, naturalmente orientati a ciò che riconduce all'origine, e che raggiungiamo attraverso i ricordi.
I ricordi ci danno il senso di noi stessi, ci dicono che abbiamo vissuto, sono la prova del nostro passaggio su questo mondo, sono le orme che nessuno potrà mai cancellare e che ci apparterranno per sempre.

Anche se.......si cresce..


martedì 6 ottobre 2009

Post (quasi) triste...

Il mio paese natale, dista dalla città in cui abito circa 18 km.
Domenica mattina come tante altre volte, puntata al cimitero a salutare papà e mamma, che nonostante la mia età, e gli anni passati da che non li ho più, mi mancano ancora terribilmente.
Fiori, pulizia lampade e lapidi, un breve parlarci, poi "giro" quasi completo a ricordare le tante persone che conoscevo, e perse di viste per gli anni vissuti lontano, rincorrendo quel benedetto lavoro che il paese non riusciva a darmi.
Ho rivisto Salvo, l'amico d'infanzia che a 13 anni ci ha lasciato, ora lo guardo sempre bambino, col sorriso uguale ad allora, e rivivo attimi oramai antichi di un giorno lontanissimo, era il marzo del 62, io avevo 11 anni, e mi commuovo.
E' un continuo salutare il mio, persone che hanno fatto parte di una adolescenza volata troppo in fretta.
Mi dico che se la vita, con il mio essere migrante, mi ha dato opportunità e possibilità di crescita umana, nei vari aspetti che la contemplano.....mi ha anche tolto cose cui tutti dovrebbero avere diritto, e il poter realizzare sogni e progetti, dove si è nati, credo dovrebbe essere un diritto di tutti.
Ho un altro momento di commozione leggendo una poesia....

ancora una volta
come due vecchi bambini
camminiamo mano nella mano
sempre uniti
nella tormenta
incontro
all'ultima primavera

E' una moglie che la dedica al marito scomparso da poco. Avevano entrambi 80 anni.
La lettura della poesia, mi riconcilia con la malinconia addolcendola, lascio il piccolo cimitero con il rinnovato convincimento che, l'Amore, è l'energia più pulita dell'intero universo.


sabato 26 settembre 2009

Le Lettere d'Amore.......dedicato a............

..........Simona, l'amica della Minu, nuovamente innamorata, e a quanti con l'amore, rischiano di farsi male, perchè l'amore..........

(di Fernando Pessoa)

domenica 20 settembre 2009

UOMINI e TEMPI......

Le rare, vecchie foto di inizio secolo scorso, che guardo nella "Società Operaia" del paese, hanno qualcosa che le porta fuori dal tempo che conosco.
Ma non sono i cento anni trascorsi, che fanno degli uomini che mi guardano dalla carta ingiallita, esseri diversi: Hanno sempre due occhi e altrettante orecchie, sono in posa e sorridono all'obbiettivo.
Sono contadini, artigiani del ferro e del legno, fabbri ferrai, vasai e operai comuni......ma allora cosa, me li rende diversi da noi?
E' l' abbigliamento a sorprendermi.
Il loro "stato sociale", li vorrebbe trasandati, abiti rotti e lo sporco a intuirsi....ma non è così.
Tutti hanno il cappello, pantaloni ordinati, camicia bianca abbottonata al collo, o cravatta.
.......In questo tempo in cui tutto viene ridiscusso, valori affermati e tradizioni antichissime, dove l'importante è apparire fuori dall'ordinario e proiettare la propria immagine, come anticonformista (nel senso peggiore del termine), dove mostrarsi in maniche di camicia a prescindere dal ruolo ricoperto, ministro o presidente di un qualcosa, onorevole(!) o senatore della Repubblica.....quelle foto di uomini per lo più analfabeti, con mani callose buone per ogni fatica, mi fanno tenerezza e mi dicono di una innocenza oramai perduta.
Rapporto quelle facce del passato ai nostri uomini politici, terribile il confronto e perdenti gli ultimi, non tanto e non solo per gli abiti comunque cari e "firmati", ma per il linguaggio.
Rispetto dell'altro, buona educazione, toni civili, moderazione, hanno da tempo lasciato spazio ad una trivialità indegna di uomini che ricoprono incarichi pubblici di grande importanza e delicatezza.
Non sò se sia solo per paura di perdere il potere e quindi i privilegi, che la carica ricoperta assicura, che il linguaggio dei politici è quello che è: Volgare....., oppure solo per umana stupidità, o forse da ricercare tra le pieghe di una psiche malata e convinta, di una impunità assoluta, sia quel che sia.
Capire questo è compito degli psicologi, o forse di antropologi: dall'Uomo di Neanderthal all'uomo politico.
Non invidio i possibili studiosi del fenomeno, l'impresa è veramente di quelle d'altri tempi!!



lunedì 14 settembre 2009

PAURE....

Ebbene si, siamo perseguitati dalle paure!
Come ben sappiamo, in Principio era soltanto il Buio a farci paura.....poi, una mamma particolarmente incazzata se ne uscì con "L'uomo Nero", e da allora nulla, fu più come prima!
Da nero l'uomo diventò cattivo, passando dal Bao-Bao e sino a quelle di Arcore, venne poi il turno dei Lupi, degli orchi, dei fantasmi (con lenzuola e senza), di Pippo Baudo, Andreotti e Pupo, di Ava come lava! e dei baby pensionati....... ma i pargoli smisero presto di impressionarsi, la leggenda dice che nascessero con gli occhi già aperti e che il pelo, anzichè sul capo come da procedura, ce l'avessero sullo stomaco!
Insomma un vero dramma...
Fortuna vuole però, che l'Italia oltre ad avere Santi, Poeti e Navigatori, abbia anche furbi, furbini e furbetti (di quartiere e non), e a questi nulla è impossibile!
Così si iniziò con la "strategia della tensione", i NAR e le Br, i comunisti che mangiavano i bambini e i fascisti a favorire la digestione col ricino, le chiavi inglesi e i tralicci che saltavano, l'age, l'isi, l'ici, lo iacp, lo IOR, il piduista, lo stragista, il giornalista, l'Ambrosiano e i frati neri, i buchi nel bilancio, quelli neri e pure dell'ozono, la crisi degli spiccioli e quella della coppia, la "vecchia fattoria" al completo: mucca pazza, polli con problemi, tacchini in crisi (specie il 4 luglio negli USA), cani matti, cavalli depressi e piccioni soppressi, la mucillagine e ombrellone selvaggio, sassi dai cavalcavia, Bossi e Tinto Brass, la n'drangheta, la camorra, la sacra corona unita e la mafia , l'acqua alta a Venezia e la mancanza d'acqua in Sicilia, il mostro di Lock Ness e quello in prima pagina, e poi, e poi e poi.....la fermo con Bondi, Cicchitto e Brunetta, altrimenti passo qui i prossimi 127 anni, e la cosa in verità seccherebbe molto alla mia signora......e di lei, bhe, di lei un po di paura ce l'ho!!

martedì 14 luglio 2009

OGGI SCIOPERO

Sciopero blogger, aderisco.

martedì 7 luglio 2009

Majella, la montagna Madre

Quando per la prima volta, consapevolmente, ammirai la Majella, l'Abbruzzo e il Molise erano ancora una sola regione, ed è per questo che da molisano, sento sempre mia la montagna Madre cuore dell'Abbruzzo.
Sognavo da sempre quelle cime, colme di neve in inverno, e rocce chiare con macchie di verde in estate, nei sogni vedevo lupi discendere sentieri, e pastori e greggi all'erta nelle valli e negli stazzi e paesini su cocuzzoli arroccati all'ombra di campanili sotto un cielo blù.
E nel sogno tra i belati delle pecore, e il guaire dei cani da pastore, sempre udivo il suono dolce e triste delle Ciaramelle e dei pifferi che annunciavano il Natale e i dolci delle nostre tradizioni.
Ora che l'infanzia è il ricordo lontano di sogni colori e suoni, cammino davvero valli e sentieri, e tocco con le mani la terra che pensavo di un mondo irragiungibile.
Sabato scorso l'ascesa sino alla vetta dell'Amaro, la cima più alta della Majella, con la mia sezione CAI, è stata in notturna.
Sette ore di marcia alla luce delle torce frontali, come minatori, ma all'incontrario:
Invece di penetrare la profondità della terra, la risalivamo, in fila indiana, curvi al peso degli zaini e attenti agli scarponi dei compagni che ci precedevano, la poca luce lunare illuminava valloni, macchie di neve, precipizi e rocce enormi.
In silenzio da passo Lanciano, poi cima Pomilio, passando per Tavola dei Briganti, e i monti Cavallo e Focalone, poi alle 02 circa al Bivacco Fusco a 2455 m, dove svegliamo 5 ragazzi riparati al piccolo interno con 6 posti branda, il minuscolo prefabbricato in metallo si affaccia sullo spettacolare Anfiteatro delle Murelle che ammiriamo il giorno successivo scendendo a valle.
Giungiamo in vetta che è quasi l'alba, ci fiondiamo all'interno del bivacco Pelino, un igloo di metallo rosso, a ricordare forse la tenda di Nobile.
Dentro è piccolo e freddo, siamo a 2795 m. di altitudine, siamo però felici della nostra piccola impresa, dopo il caffè bollente preparato sui fornellini a gas, svuotiamo la mente di stanchezza e timori..... tutto il vuoto, non riuscirà a contenere la bellezza della Montagna Madre, ed io voglio portarmene negli occhi, tutto il ricordo possibile.

martedì 23 giugno 2009

Turmac

D'inverno al paese si viveva nei bar: le campagne in letargo come gli orsi al polo, lasciavano i contadini a far niente nell'attesa che grano, orti e frutteti dessero nuovo lavoro, così muratori e imbianchini... tutti, meno i barbieri e appunto i baristi a lavorare.
Noi ragazzi delle medie, fatti al volo i compiti, nel pomeriggio e fino a sera si faceva compagnia a contadini, muratori, imbianchini ai soliti disoccupati e pensionati nei bar.
Avevo scelto come mia residenza il bar di Peppe detto "la Volpe", mi piaceva in particolare sostare ore in sala bigliardo, dove i soliti giocatori si sfidavano alla "boccetta" o alla "carambola".
Non era il gioco in se stesso che mi piaceva, quanto i giocatori che davano vita a situazioni surreali, assurde, paradossali. Ma di questo racconterò un altra volta.
Naturalmente nei locali si fumava, e anche di brutto, le sigarette che andavano per la maggiore
erano di tabacco "povero", Nazionali e Alfa rigorosamente senza filtro, qualche eccentrico fumava "Esportazioni", i pochi facoltosi le Edelweiss o le Tre Stelle, la sala bigliardo comunque, era permanentemente avvolta da una foschia densa e tossica, ma soprattutto permeata di un odore che ti seguiva anche a letto.
Questo sino ai giorni che precedevano il Natale. Perchè sino a Natale?
Quello era tempo di ritorno degli emigranti, tornavano da tutta europa in treno o in auto e, con i modelli di macchine mai viste, le foto di ragazze in topless e i 45 giri che andavano nelle rispettive nazioni, portavano le famose "Sigarette straniere".
Ragazzi in sala bigliardo tutto cambiava!
La foschia era la stessa, ma l'odore infernale delle Nazionali e delle Alfa veniva sostituito da quello delicato e aromatico dei tabacchi tedeschi, svizzeri, belgi, olandesi, inglesi, americani e di altre nazionalità... unica eccezione quello francese, delle Gitanes o delle Gauloises senza filtro.
Non mi stancavo di sbirciare le marche delle straniere, il colore e le forme dei pacchetti che mi facevano sognare ma, dovevo accontentarmi del profumo respirato al bar e delle cicche che riuscivo a rimediare.
Oggi ricordando quel periodo, mi torna alla mente una delle marche su cui più fantasticavo:
Le Turmac pacchetto rosso, d'improvviso ho bisogno di sapere da quale nazione venivano e se sono ancora sul mercato: rapida ricerca su internet.

- Il nome: dalla miscela di tabacco, TURco e MACedone.
-Fabbricate a Zevenaar in Olanda dal 1920. (città gemellata con Tortona)
-Non sono più sul mercato, la casa è stata assorbita dalla B A T (British American Tobacco)
- Su Ebay sono in vendita rari pacchetti e confezioni in latta, naturalmente d'epoca.

Scopro anche che le Turmac erano le sigarette fumate da Totò, e che la canzone "Malafemmena"
è stata scritta di getto dal mitico, proprio su un pacchetto di Turmac.
Mi ha sorpreso scoprire che anche Enrico Berlinguer, fumava Turmac, e che quando queste furono tolte dal mercato, andò in crisi.
Ripiegò allora sulle Rothmans, la cui fabbrica aveva rilevata quella di Zevenaar.
Beh, sono 12 anni che ho smesso di fumare, stasera però ho un po di nostalgia della foschia al bar di Peppe la Volpe.... e delle Turmac.

lunedì 15 giugno 2009

monteamaro è ancora qui...

Daccordo, la notizia non cambierà la storia dell'universo, nè ci saranno file di fans pronti a far pazzie per i miei post, ma tantè, lo comunico agli amici blogger che non ho mai messo da parte, anzi, mi sono mancati proprio come tanti amici di sempre, ed è bello averli ritrovati tutti.
Sono al pc in visita ad ognuno di loro, con il lascito della carissima Trenitalia: Un terribile raffreddore con annessa febbre, omaggio dell'Eurostar che mi ha riportato a casa dal mio ultimo soggiorno milanese, aria condizionata come doccia scozzese: caldo/freddo/freddo/caldo, con tutte le varianti possibili in gradazione, da meritare un 100 e lode con applauso finale e tanto di fischi all'americana.... e vi assicuro pure qualche parolina che qui non riferisco!

Ma veniamo a noi......

Cara luz, è un dolore vero, quello che prova chi, ha a cuore questo nostro Paese sempre più somigliante a quello dei balocchi: un Paese svogliato, che sta perdendo giorno dopo giorno quella dignità di comportamento, tanto caro ai nostri vecchi che oramai come il grillo di Pinocchio, su di un ramo parlano invano, attirandosi tutto il peggio che un potere possa esprimere.
Cambierà? La risposta è "aperta". Non mollare, ma cerca di soffrire di meno se puoi, ci consola sapere che la Storia ha mandato nella polvere e nell'oblìo, personaggi di spessore ben più consistente, di quelli che attualmente ci affliggono....

Cara Stellavale, il bianco e il nero sono i colori che più ci portano e ci fanno rivivere, un passato che è nostalgia di una stagione rimasta nelle menti e nei cuori dei "vecchi giovani".
Anni pieni di consapevolezze nuove, studenti, operai, donne, per la prima volta uniti e orientati verso il nuovo, che poi non era altro che la richiesta per troppo tempo rimasta muta, della possibilità di essere "uguali" al nastro di partenza della vita.
Bellissima "Cara moglie" cantata da Cisco, tutto vero, ad iniziare da quelle lotte che hanno cambiato l'Italia di allora.
Quanta tristezza, nel vedere inetti e arrivisti, far tornare indietro il Paese e vanificare quei giorni indimenticabili.
Buon compleanno Vale, la vita va sempre vissuta...

Cara minu, nella logica assurda di una "riforma" delle scuole, il calo di bocciature è congruo in quanto il tutto è in linea nella "logica", che sta balenando nella mente del caro papi in relazione al Parlamento: Tutti insieme, ciucci, ma appassionatamente.
Insieme al maestro unico, ci sarà il premier unico... d'altra parte l'importante è saper alzare la mano, non per farsi interrogare dal maestro unico e neanche per chiedere di andare in bagno,
ma per assolvere l'altissimo dovere di dire SI!, se poi si dice si, senza sapere a cosa, beh, questa è un altro discorso, ne convieni?

Cara Franca, i tuoi post sono sempre preziosi, riescono a dare quella serenità rincorsa e mai raggiunta nelle lotte con noi stessi.
Delicatamente riesci a strapparci dalle pause dei pensieri in cui ci rinchiudiamo, quando le fatiche della vita ci fanno sentire tristi e senza voglia di vedere quanta bellezza ci circonda.
Sei un punto fermo, ed è bello sapere che ci sei. Un grandissimo abbraccio.

Cara Tintarella, ti ritrovo come sempre a lottare con te stessa, pensando a te mi torna in mente
Dante e la sua Commedia: girone infernale, gente che trascina su di un colle grandi massi, tra fatiche enormi e sofferenze incredibili, poi, una volta in cima i massi rotolano ancora giù, e loro nuovamente si ritrovano a trascinare quei pesi sino alla vetta, ed è un ripetersi infinito, senza soste nè ristoro.... proprio da inferno.
Dai Tinta, guarda bene il tuo bicchiere, guardalo dal lato giusto, e soprattutto non essere molto severa con te stessa, alcuni per trovare il proprio equilibrio, hanno bisogno di farsi del male, o farselo fare da altri, perchè pensano di dover saldare un debito.
Ma alcune cose ci accadono semplicemente perchè noi siamo lì, ed è inutile pensare che milioni di persone hanno una vita lineare e senza scosse, anche questo accade semplicemente e a prescindere da meriti o colpe.
24 anni, bellissimi!!

Cara Miranda, la tua è una tristezza consumata in compagnia di tantissime persone che, non hanno mai smesso di sognare. Ma i sogni riservano risvegli che ci sorprendono e ci lasciano più vuoti di una vita senza ricordi, ed è come rinascere già vecchi, a contemplare un paesaggio che non cambierà mai.
Ci vorrà un miracolo, ma soprattutto ci vorranno uomini politici nuovi perchè qualcosa cambi, credimi, quelli che dovrebbero scalzare il Sovrano, non ne sono all'altezza....QUESTO, è veramente triste, ci da il senso delle nullità in cui è riposta la speranza di chi ancora sogna.
Sono rimasti indietro, con barche, ville, figli in scuole prestigiose all'estero e ragnatele che non ci affascinano più sui bei vestiti che sfoggiano nelle tv.....e dall'altra parte corrono. (che rabbia!)

Cara misiMistriani, leggendoti mi rivedo ragazzo, eternamente in cerca d'amore, o meglio di chi quell'amore cercato potesse donarmelo, però così come si fa quando si sente freddo, e ci si avvicina per "passarsi" il calore, e solo allora è possibile guardare l'orizzonte senza socchiudere gli occhi, perchè in fondo alla fine della linea di luce, riusciamo a vedere il desiderio che si fa corpo e anima, pronto per dire SI e per stringerci nell'abbraccio cercato. In gamba misi, e non stancarti di pensare all'amore.

Cara Wilma, niente è per sempre, ogni uomo non è altro che l'immagine del momento che vive, irripetibile, unico, per questo mai uguale, per questo l'osservare un nostro ricordo fuori dalla mente, rimasto immobile, come un fermo immagine di un film che ricordiamo con piacere, a volte, ci sconvolge.
Perchè quell'immagine che avevamo custodita come un tesoro per tanti anni, improvvisamente ci appare estranea, fredda, impossibile da guardare perchè quello che vediamo non ci piace, e allora ci chiediamo che senso abbia essere li in quel posto, e che senso abbia avere ricordi se poi ti accorgi che tutto finisce, anche quello che pensavamo fosse per l'eternità.
E' la legge della vita. E' Giusto? Io non lo so.

Cara Syl, vivere i giorni che il Signore ci manda dopo ogni alba che segue il tramonto, ha bisogno di una forza che a volte, ci arriva da vie misteriose, inaspettata e viva proprio come la volontà di non arrendersi mai, e che non sappiamo di avere...non pensiamo di poter possedere perchè il possedere le cose di cui ci circondiamo, ci confonde lasciandoci credere di avere tutto ciò che occorre ai nostri giorni. Ma non è così.
Abbiamo dimenticato di essere capaci di poter guardarci intorno, e di gioire, semplicemente perchè possiamo farlo, è un mondo questo che ci reso deboli, fragili, assonnati e stanchi senza che ce ne sia alcuna ragione, dovremmo ridere e siamo tristi, siamo tristi dentro ma ridiamo fuori: è un non-senso continuo che ci muove e ci orienta dove non vorremmo andare, eppure è proprio lì che siamo diretti...assurdo.
Voglio ringraziarti cara Syl, comunichi forza, trasmetti senso e volontà che riconciliano con la vita che a volte, trattiamo come qualcosa di inutile, come un giocattolo di cui ci stanchiamo troppo in fretta e che riponiamo dimenticandolo in qualche angolo a impolverarsi, dimenticando però, che è la Vita che stiamo buttando, i tuoi post cara Amica, sono un bene da conservare!
Un abbraccio.


Ehi!! ho terminato, sembrava impossibile, è da stamani che continuo a spot, ma ho voluto riunirvi tutti insieme come in una riunione di famiglia, e dire ad ognuno di voi quello che sentivo di dire.
Ora riposo branda, e a Dio piacendo domenica, escursione sulla Majella col Club Alpino!

A tutti un abbraccio grande grande....

sabato 30 maggio 2009

Stipendi padani...(?!)

Qualcuno può aiutarmi a capire per favore?
Bossi e i suoi amici si sa, hanno a cuore il benessere della "gente del nord", nulla di riprovevole per carità, ho decine di amici a Milano dove arrivai quindicenne, per lasciarla poi già adulto con moglie e figlie, per tornare al mio "paesello del sud".
Stipendi padani e stipendi terroni, carovita al nord e paese del bengodi al sud, beh a me i conti non tornano proprio e non solo perchè sono scarso in matematica, è che molto più semplicemente a fare i conti della massaia, la quadratura del cerchio sul ragionamento degli amici che votano Lega, è impossibile.
I miei frequenti viaggi a Milano mi consentono di verificare, in presa diretta la sostanziale differenza del carovita tra nord e sud, so di non rischiare quindi il linciaggio, se affermo che nei mercatini rionali di Milano, tutto, ma proprio tutto, è meno caro che al sud.
Soprattutto frutta e ortaggi, hanno prezzi abbordabili, giù da noi invece, è un po come entrare in oreficeria anzichè ai mercatini, sarà che a Milano, tunisini, marocchini, asiatici e via dicendo che gestiscono questo mercato, hanno più fame e voglia di emergere dei nostri contadini, ma tant'è, questo è quanto.
Ancora: Benzina, energia elettrica, gas metano, tariffe postali e ferroviarie, telecomunicazioni, tabacchi e liquori (per chi fuma e beve alcolici), valori bollati, tasse scolastiche con libri di testo e cancelleria varia, costo delle auto, moto, bici, tricicli e monopattini, gratta e vinci e lotterie varie, tasse statali, regionali, provinciali, comunali e ticket sanitari con rispettivi farmaci, ebbene se qualcuno può affermare che tutto questo al sud è meno caro che al nord, lo dica per cortesia che me ne farò una ragione.
L'elenco dei costi per servizi e beni, concorrenziali al nord, sarebbe ancora lungo, ma la fermo qui.

E allora? Allora nulla di nuovo cari amici, in questa Italia dove tutto è consentito sapendo che comunque una leggina con annessa postilla per ovviare a qualche problema giudiziario, la si trova sempre, dove certi sindacalisti ingrassano mentre gli operai sono fermi al palo, dove al Parlamento abbiamo dei signori che si fregiano del titolo di "onorevole" e di "onorevole" hanno soltanto gli stipendi (uguali per padani e terroni), dove i giovani diventano vecchi nell'attesa di un lavoro, e i vecchi fanno la fame con pensioni da vergogna.... in questa Italia furbi e avventurieri, hanno il loro paradiso, ma almeno la smettano di sentirsi ancora sotto la Breccia di Porta Pia, e di raffigurare il sud con coppola e lupara.
Tanta gente perbene non merita questo, anche se al peggio purtroppo, non c'è mai limite.

giovedì 21 maggio 2009

N'tuni (Antonio)

N'tuni era mio suocero, gli anni che sempre a tradimento d'un tratto son tanti, e la malattia, l'hanno portato via solo pochi giorni fa.... giorni di veglia , dolore, e notti di amore nuovo che nasce a fissare uno sguardo che non conoscevi: Occhi che non sai se ti vedono, ma che trapassano il buio e ti raggiungono dritto al cuore mostrandoti mondi che non pensavi di poter vivere, perchè è solo quando una vita giunge al suo limite, che si lascia guardare e ti appare per quella che è.
N'tuni aveva voltato le spalle al suo paese, in Calabria, una vita fa, e così Milano divenne per sempre la sua città.
Perchè va bene spezzarsi la schiena a raccogliere arance e vivere alla giornata, ma di piegarla quella schiena, MAI!
No, N'tuni non avrebbe mai detto signorsì a nessun padrone, nè chinato lo sguardo a chiamarsi fuori
da ogni lotta: No, a N'tuni non bastava respirare l'aria lieve di paese che illudeva l'uomo di possedere libertà e dignità, nè il blù del mare che dall'alto della montagna sembrava regalare tesori
a quanti nascondevano i sogni, bastò a trattenerlo, e a frenare la volontà di una vita diversa dal piegare la schiena alla carezza vuota, di una pacca sulle spalle, data come dono a uomini ritenuti inferiori, da altri che delle povertà altrui traevano ricchezze e potere.
Di N'tuni dicevano che avesse sangue matto nelle vene, ma la sua era una pazzia che solo chi sa sognare possiede, solo chi riesce a vedere con gli occhi dell'utopia, senza mai stancarsi di guardare oltre quello che la rassegnazione trasforma in colpevole cecità può dirsi libero dalla pazzia, di una vita di rinuncia alla propria dignità, che sola, rende l'uomo veramente libero.
Nelle notti in cui l'ho vegliato, nel buio col solo leggero suo respiro a parlarmi, ho rivissuto parte della sua vita, ricostruito dialoghi e tensioni, e capito finalmente che il suo essere stato duro con tutti, non era altro che la profonda domanda di giustizia, non solo
per se però, ma per ogni uomo di questo mondo, e soprattutto per chi era ai margini, per i poveri, gli emarginati, per quanti non riuscivano ad avere dalla vita, quello che per lui era il giusto: La possibilità di vivere con dignità.
Ecco, quando tutto finisce e la vita che ci è stata data diventa ricordo, allora quella vita trova la vera dimensione a cui chi resta può guardare senza più pregiudizi, sapendo che parte di essa resta per sempre.....basta fermarsi un momento qualunque e ascoltare le parole che un giorno sembravano strane, e che invece ti accorgi che adesso fai tue.

Ciao N'tuni, dopo 40 anni ti do del "tu", e posso semplicemente dirti..... ti voglio bene.

lunedì 20 aprile 2009

Pinar...

.........queste dunque le tre cose che rimangono: La fede, la speranza e la carità; ma di tutte la più grande è la carità! " (S.Paolo ap.)

Delle storie ascoltate dalla mamma, una non riesco a dimenticarla.

Finita la guerra, al sud nulla di nuovo: Povertà e ingiustizie erano le stesse, bambini e vecchi morivano ancora per mali oramai vinti nel resto del mondo, contadini, operai e artigiani se volevano sopravvivere, DOVEVANO emigrare.

Papà e mamma scelsero la Francia.

Coi soldi dei nonni pagarono il biglietto del treno sino a Susa, col resto la guida che doveva accompagnarli con altri emigranti, a notte sulle montagne cercando di evitare le guardie di frontiera, italiane e francesi.
Papà passò, la mamma non ce la fece.
C'era con lei mio fratello maggiore che aveva allora quattro anni, si nascosero invano nelle cunette e nei fossi tra la neve, corsero nei sentieri a loro sconosciuti con altri disperati, non ebbero però fortuna.
Catturati furono ricondotti a Susa, e qui tenuti in caserma sino al ritorno forzato al paese di provenienza.

La storia continua, ma la fermo qui.

E' una vicenda che rivivo spesso nel dramma dei tanti migranti, che muoiono nelle acque tra Libia e Sicilia, o di quelli nei campi di accoglienza di Lampedusa e dintorni.
Mi fa male il cuore vedere quei volti illuminati dai flash e dalle luci delle telecamere che ce li portano in casa, nell'ora di pranzo o cena.

Rivedo nelle loro paure quella di mia madre che fugge col figlioletto di quattro anni sulle spalle, inseguita come in una battuta di caccia senza scampo, perchè la preda è la più debole, e non trova rifugio in un mondo di cacciatori che non conoscono di lei null'altro se non il suo essere preda.

Pensando alla vicenda degli uomini, donne e bambini, imbarcati sulla nave turca PINAR, e del vergognoso rimbalzarseli come esseri di nessun valore, tra autorità maltesi e italiane, mi chiedo se abbia ancora un senso per quei responsabili politici definirsi CRISTIANI.
Ci indignamo per il velo portato dalle donne musulmane, per i Crocifissi rimossi e per i presepi annullati, dimenticando ciò che dice a noi tutti S. Paolo: Se non avessi la carità, io non sono nulla!




Un proverbio arabo dice:

venerdì 17 aprile 2009

Mattini

C'erano mattine che dalle coste su per la collina, portato dal mare, saliva in paese un profumo di sabbia e di schiuma, entrava poi nelle case che a primavera avevano tutte, le finestre aperte, e mi svegliava prima che dalla campana della vicina chiesa, arrivassero i rintocchi della prima messa.
Con la sabbia e la schiuma entrava nei sogni che non volevo ancora lasciare, l'odore degli ulivi che presto sarebbero stati in fiore e a maggio avuto il frutto.
La strada di sotto pian piano prendeva voce e vita, dimenticando il buio e la notte appena finita, e prima che il sole sorgesse del tutto, perchè la luce era un tesoro da non sciupare, uomini e donne scendevano le coste del colle e la campagna riprendeva a vivere.
Dopo un pò la strada cambiava padrone, col passo lieve e lo scialle ancora sulle spalle, donne in nero e vecchi dagli occhi tristi coi bastoni in legno di quercia, andavano in chiesa accompagnati dal cinguettìo continuo dei passerotti che già si rincorrevano corteggiandosi.
Noi bambini lasciati i lettucci dai materassi di foglie di granturco, proprio all'ultimo richiamo della campana che chiamava gli scolari alle classi, indossavamo il grembiule nero e il colletto bianco dal fiocco blù, e si correva alla scuola tutto d'un fiato....pregustando già la caccia del pomeriggio a passerotti e lucertole, che tormentavamo, e forse è per questo che oggi provo tenerezza per loro.
A volte quando vivo questo Tempo passato, provo a vedermi bambino, e come in un flash che non riesci ad afferrare, vedo un viso magro e chiaro, occhi scuri, capelli chiarissimi e un "boccolo" che scende sulla fronte...Mio Dio, sarò io?
Comunque sia la figura che vedo mi commuove, se non altro per il Dono avuto dell'adolescenza, e di quei giorni ancora belli da rivivere.

giovedì 9 aprile 2009

Nella notte in cui fu tradito...

Quand'ero bambino primavera arrivava presto, e con essa Pasqua.
Ricordo nel cielo, allora di un celeste limpido, macchie scure che lo solcavano e un garrire continuo che correva di tetto in tetto: Erano le rondini, che sempre, appena l'aria scaldava, e le ciliege coi loro fiori bianchi interrompevano il verde scuro degli ulivi, tornavano.

Pasqua.... ma prima c'è il Venerdì Santo.

In quelle strade dove l'unica ricchezza erano le buone braccia per la terra, e le donne e gli uomini per firmare apponevano una croce in fondo alle carte, regnava il silenzio.
Era un silenzio che nasceva dalla tristezza per quella morte sul monte Calvario, tristezza perchè con il Cristo moriva una parte di ognuno di loro, chi altri avrebbe donato parole di bontà, perdono, carità, speranza.
L'umanità rimane senza il Padre e ognuno è smarrito nel sapersi solo, e allora c'è il silenzio che è commozione e dolore che accompagnerà l'agonìa del Dio che muore.

Quella strada che sempre era piena di voci e canti, che le radio ad alto volume diffondevano continuamente, diventava improvvisamente silenziosa.
Le radio rimanevano spente, donne e uomini in quel Venerdì non cantavano ridevano, tutti aspettavano la Pasqua per tornare a gioire per il ritorno delle rondini, e della campagna che finalmente era tutta in fiore.

Quando chiedevo il perchè di quel silenzio, mamma mi diceva: Ma non senti? Oggi neanche gli uccellini cantano, è morto Gesù.

E' morto Gesù....non possiamo cantare.

Quanta delicatezza, e tenerezza in quelle parole, sono felice di averle ricordate.

venerdì 3 aprile 2009

Pensando a...Tintarella

L'amore è tra i sentimenti quello che prima di altri apprendiamo, e l'amore dei bambini ha un unico indirizzo: I genitori.
Il loro amore diventa il nostro, a volte lo viviamo tanto intensamente da soffrirne sino al dolore.
E' bello stare a guardarli mentre si fanno coccole e sorrisi, correre poi da loro e abbracciarli, sentire il loro odore e le risa che scaldano il nostro piccolo corpo che ancora non conosce odio o rabbia. Quello verrà dopo, e ci sorprenderà sino a lasciarci storditi e senza fiato, increduli, perchè il fallimento, la disillusione, quell'aria che respiriamo e che pare l'attimo che precede e annuncia il temporale, quel vedere l'amore creduto infrangibile, diventare fragile cristallo, diventerà la nostra sconfitta.
Dove sono, ci chiederemo, dove sono quelle carezze ricevute a quattro mani, i salti in aria e le capriole sul lettone, dove sono le mani da stringere quando si ha paura, e le voci conosciute quando il sonno non veniva e tutto ci sembrava vuoto senza quel suono rassicurante?

La sconfitta però, sarà nostra solo sino a quando non ameremo di un NOSTRO amore.
Solo allora cominceremo a capire, che l'amore "Quello che strappa i capelli", può essere vissuto soltanto da noi stessi.

L'amore come tutti i sentimenti e come la vita stessa dell'uomo, nasce, cresce, vive, invecchia, e a volte muore.
Ecco, la morte di un amore può solo dispiacerci, non sorprenderci, perchè questa è una eventualità assolutamente naturale.
Si, a noi fa male, perchè è il nostro amore che muore e il dolore è solo nostro, noi vegliamo, noi piangiamo, noi avvertiamo la perdita di qualcuno che portavamo nel cuore e che credevamo nostro per sempre, e che ora pare solo un soffio di vento ne caldo ne freddo, e mai neppure vissuto con noi.

L'errore grande, è quello di pensare che l'amore non esiste perchè altri, non l'hanno trovato.
Si, da tanti è stato smarrito, non solo per colpe, ma perchè forse, questo è il destino dell'uomo: Vivere ed essere contemporaneamente protagonista e comparsa, attore nel grande film della vita che è dramma e farsa...prendere o lasciare.

Viviamo senza paure l'amore, se e quando verrà, perchè se ci hanno sorpreso rabbia e delusione,
ancor di più ci sorprenderà l'amore, sapendo però che ogni uomo ha la propria strada, diversa da quella di ogni altro uomo.

lunedì 30 marzo 2009

Passi leggeri

Immagini mascherate da vecchie foto ingiallite, nelle cornici tinte di marrone, scolorite e dimenticate come le mani che un giorno ancora verdi e forti, le piallarono da un legno ruvido di quercia, mi fanno compagnia nella casa ora buia, sola, che piange umidità da mura vecchie e gobbe.
La luce pallida dell'unica lmpada che pende dal soffitto, a stento mostra, quasi partecipi al dolore di una solitudine che uccide anche i ricordi, le sedie in noce che la mamma tanto amava, e i molti ninnoli accumulati chiusi nella vetrina della credenza, che la polvere ricopre, la sola a vincere con questa lotta col tempo, e col ripetersi infinito di uomini e donne, che passano veloci e che lasciano solo un leggero passo, a dire di cose che presto nessuno al mondo avrà più negli occhi.
Non ho cuore a rimanere ad ascoltare questo silenzio, voci e passi presenti solo nel fondo della mia anima mi spingono fuori, l'aria calda di questa primavera che pare finalmente arrivata, attutisce il dolore per la porta che chiudo alle mie spalle.

mercoledì 25 marzo 2009

Lo Stivale spezzato

A "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, 25 marzo 2009:

Roberto Saviano.

Non ho mai letto , ne visto prima di questa sera Roberto Saviano... e mi sento in colpa.
La persona che mi parla dallo schermo di Raitre, cattura subito la mia attenzione, c'è qualcosa in quegli occhi che racconta di morti ammazzati e del Meridione, che li fa diversi e li rende veri perchè capisci che quello che trasmettono è partecipato, sofferto, spogliato di enfasi e di spettacolo.
Saviano parla quasi con difficoltà, pare stenti a trovare le parole, eppure ogni sillaba procura una emozione forte, facendomi sentire parte di quelle storie che sgrana senza pause e che seppur diverse nei nomi, hanno un unica matrice che le fa uguali: La violenza.

Meridione... questo pezzo di Italia che pare collocato in un altra dimensione di tempo e di spazio,
ancorato in un tempo che non dovrebbe più appartenergli, e che invece lo risucchia nel mondo creduto finito: Quello dei "don", e dei "guappi", dei signorotti e dei capibastone; come in una camicia di forza è stretto tra "caporali e capipopolo" e che lo serrano come in una morsa umana, impedendogli di alzare la testa, e capire che la storia è andata oltre e non fin dove arriva lo sguardo.

Meridione... inquieto e immaturo, terra bella, ricca...depredata della cosa più preziosa avuta in dono dall'uomo: La Speranza.

Come Saviano, anch'io sono teso e arrabbiato con tanti... anche con me, ma soprattutto con coloro che ci avevano illuso che qualcosa poteva cambiare, se solo gli fosse stata data fiducia.

E invece anche da loro siamo stati traditi.
Siamo tutti confusi perchè non c'è più differenza tra un potere ed un altro, destra e sinistra, predoni di terra e di uomini, di idee e di libertà, uniti e simili, pedagoghi alla rovescia come in un mondo all'incontrario dove il merito è lasciare l'alunno ignorante e sotto schiaffo, nascondendogli che un nuovo giorno è possibile, perchè se fa alba a Torino o a Milano, a Udine o Belluno: Dovrà far alba anche a Napoli , a Bari, a Catanzaro o Palermo!

Abbiamo compreso oramai, che nulla potrà cambiare sino a quando affideremo il nostro futuro ai D'Alema, sempre fuori da ogni mischia che conti davvero, bello a sentirsi, elegante nel linguaggio e nei modi...ma eternamente attaccato al comando e ai compromessi: Basta!
Basta anche ai Rutelli ancora alla ricerca di un suo futuro politico, basta ai vecchi occupanti di poltrone in ogni sede...nazionale, regionale, provinciale, comunale, circoscrizionale, di oratorio, basta!! ..... E meno male che Veltroni si è cacciato da solo!

Siamo orfani, figli di nessuno, buoni a emigrare e ad essere etichettati pezzenti, elemosinieri e sfaticati, mafiosi, camorristi, ladri a prescindere e buoni a nulla, neri, retrogradi e monnezzari.

Siamo senza eroi da celebrare, se non i tanti trucidati a tritolo e bombe vigliacche, non abbiamo più santi da invocare, nè parlamentari cui guardare perchè questi, hanno le pance piene come le agende di parenti, e amici degli amici a tavola.
E questo fa male, perchè ti fa sentire solo, sai che l'Italia è la tua Terra eppure qualcosa ti fa sentire come un ospite sgradito e malsopportato, c'è un nuovo mondo definito Villaggio Globale, e noi abitiamo ancora il Villaggio Tribale...

In tanti, ci fanno sentire Italiani di serie B, inferiori per meriti e diritti...anche i tanti amici che abitano "L'altra Italia", quella che produce, che si rimbocca le maniche, quella del miracolo del nord est, quella che non ruba.... strano, ma a volte ce ne convinciamo anche noi.

Ogni tanto quel tarlo che ci scava il cervello facendoci complici, di un sistema malato, si ferma.

Ma quel tarlo non muore da solo.
C'è sempre un Uomo che inizia la lotta, che vinca o che perda non serve saperlo, l'importante è dire al mondo che il Meridione ancora vive, e possiede un anima e un cuore, e che ci sono Uomini normali, a ricordarlo, per questo voglio dire il mio GRAZIE, a Roberto Saviano.

venerdì 20 marzo 2009

Tic tac, tic tac...

Un altro giorno sta finendo.
La corsa folle e priva di soste, dei minuti che diventano presto ore, e che altro non hanno, se non il compito di accompagnarci al prossimo giro di luci e buio, sta per concludersi.
Come sempre, la fine di qualcosa, lascia un senso di incompiuto e di cose che non si riesce a definire,
chissà, forse è soltanto l'eterno scontento che ogni uomo ha cucito sulla pelle della propria esistenza, o solo desiderio che diventa sfida al giorno che presto seguirà questo tramonto.

lunedì 9 marzo 2009

Amore per sempre?

Iniziamo ad amare quando ancora non siamo capaci di poter dire ti amo, o semplicemente, ti voglio bene.
Lo dice però il nostro sguardo, e la felicità negli occhi, comunichiamo l'affetto aggrappandoci ad una gonna, o alzando le braccia a chiedere di essere stretti forte.
L'amore che ci viene dato non chiede nulla in cambio, l'affetto che avvolge quell'amore che ancora non parla, non accetta baratto, è lì, soltanto da prendere.
E noi non sappiamo ancora che ciò che prendiamo gratuitamente, ha un costo.

Cominciamo a comprendere che l'amore è qualcosa che può creare e distruggere, solo quando occhi mai visti, incontrano i nostri, e da quall'attimo, nulla, sarà più come prima.

I colori degli occhi potranno cambiare, la voce, lo sguardo, i capelli il passo, la pelle e l'odore del corpo, potranno non essere più gli stessi.... sarà comunque amore.

Nel mezzo, dal primo vagìto, all'ultimo respiro, ogni uomo vive l'amore.

sabato 7 marzo 2009

Paura e Dolore

All'uomo non è dato scrivere il proprio destino, se non con la sua stessa vita.
Paura e Dolore ne tracciano le vie a sua insaputa, e a nulla serve opporsi: Con le Paure ci facciamo compagni di strada, ed è un viaggio duro.
Ed è come essere in un vagone che corre su di un vecchio binario, il corpo sente una forza che non vede, e che lo spinge dove non vorrebbe.
All'interno del vagone, le Paure si fondono, gli odori si mischiano creando un essenza che trasmette brividi, impossibili da ricacciare indietro: Ogni odore è diverso dall'altro, tutti però sono figli della stessa Madre: La Paura.

Il Dolore nasce con l'uomo, ed è un Fratello fedele che ci prende per mano, e ci guida a noi stessi.
Il Dolore, quello dell'Anima, quel sentimento che riesce a farci piangere, che ci fà sentire soli nell'intero universo, che vivi come una delle storie ascoltate dalla mamma tanti anni fà, e che ti riempie di tenerezza, quello è un Dolore che impari ad amare, che fai tuo e che non vuoi lasciare, perchè in Esso ritrovi il tuo Spirito perduto, nelle tante vie che portano al niente.

Paura e Dolore, sono la dote che l'uomo ha avuto all'Origine, Doni impossibili da rifiutare e che continuamente, ci ricordano la fragilità dell'Esistenza.



mercoledì 4 marzo 2009