lunedì 27 febbraio 2012

VINCERE !!.... ma è finita male...

FINALMENTE UN GIORNALE PROVA AD INFORMARE, E A DENUNCIARE L'IPOCRISIA DI UNO STATO, DIVENTATO BISCAZZIERE DEI PROPRI CITTADINI: Ragazzi, altro che casino, questo è un casinò...

| Dal quotidiano - AVVENIRE- del 25.02.2012

Non chiamatelo più gioco. Il gioco è una festa, una gioia, è spontaneità, fantasia e libertà: guardate gli occhi di un bambino mentre gioca. Questa invece è una maledizione, una dannata febbre, persino una schiavitù. Dicono le statistiche che fra bingo, gratta–e–vinci, superenalotto, slot machine, blackjack, poker online, e scommesse su tutto, ci siamo rincretiniti, ci stiamo giocando il cervello, incantati dalla micidiale furbizia di quelli che ci svuotano le tasche. Nei “giochi di sorte” c’è un punto di fuga dove il playing diventa gambling, l’uomo non è più neanche un giocatore, ma un giocattolo; per il divertimento (serissimo) di chi regge il gioco per far soldi e spennare.

Nel 2009 la “raccolta” (la chiamano così questa attività succhiasoldi) è stata di 54,4 miliardi, nel 2010 è aumentata a 61,4 miliardi, nel 2012 è schizzata a 80 miliardi. Ma la crisi? La crisi è una doppia tragedia, la crisi è una spinta ulteriore che spinge a tentare la sorte improbabile, ingrassando il banco. Il gettito fiscale sul gioco d’azzardo è una tassa sui poveri. È difficile dire se il <+corsivo>gamblig<+tondo> sia più un intrattenimento, o invece una epidemia sociale. Una recente ricerca ha addirittura stimato che vi sono coinvolti, in qualche forma, più di 30 milioni di italiani.

Una pubblicità invasiva li seduce. Le associazioni dei consumatori hanno protestato contro lo spot che invoglia a giocare perché «vincere è semplice», menzogna per il Codice di autodisciplina della Comunicazione commerciale. L’avvertenza posticcia, sussurrata in fretta, di «giocare responsabilmente», è farisaica se non schizofrenica. Simili messaggi, che rasentano la figura del “doppio legame” noto agli psichiatri, piovono in un Paese in cui almeno 800mila persone secondo le stime accreditate (Cnr di Pisa), sono piombate col gioco in una patologia che rovina la vita.

Quel demone compulsivo che una grande letteratura (Dostoevskij) ci illustrò nel passato è ora catalogato dalla scienza fra i disturbi mentali. Una “dipendenza” la cui soglia di eccitazione costringe ad alzare la posta puntata, fino a svenarsi. Fino a indebitarsi, fino a supplicare aiuto da strozzini prestasoldi. Per portarli ai mangiasoldi. Da un cappio all’altro.

Un Convegno ieri a Genova ha fatto il punto, a dieci anni dal primo lancinante grido d’allarme pubblico in quella stessa città, sulle vittime dell’usura e delle vittime del gioco. Somiglianza di rovina, intreccio di disperazione. Il cardinale Bagnasco ha detto con fermezza che è emergenza sociale, e che una pubblicità mendace, delittuosa, uccide il corretto modo di pensare e di agire. Il nostro pensiero corre a una iniziativa che il Monopolio di Stato (Aams) chiama «educativa», perché vuole entrare nelle scuole a insegnare ai giovani come si fa a giocare «responsabilmente» (nell’opuscolo, ci sarebbe anche la frase «chi non gioca è un integerrimo bacchettone»). Raffinata sciocchezza: si previene o si corrompe? L’obliquo messaggio pro–gioco, con questi chiari di luna, ci indigna.

Si insegni a “non” azzardare, si insegni che il mondo di questi giochi è in larga parte in mano a fuorilegge, che i siti online da rimuovere per decreto sono la bellezza di 3.386. Anzi, la sconcezza di 3.386. Si insegni, cacciati fuori i persuasori soffici del “giocare è bello”, che la sconcezza grande non è neanche nell’essere fuorilegge (cioè senza concessione), ma nel gioco d’azzardo in sé, perché i concessionari con lo stemma di legge fanno la stessa cosa che fanno gli altri, cioè rovinano la gente. Perché l’ago della bilancia, signori del Monopolio, non è il timbro della bisca, da maledire il tavolo quando non c’è, e benedire l’identico tavolo quando lo Stato ha timbrato il proprio lucro e l’identica nostra sciagura.

Giuseppe Anzani

Mi occupo di problemi alcolcorrelati, o più semplicemente di abuso di alcol: POSSIBILE che politici o tecnici, NON capiscano che questa dipendenza è la strada tutta in discesa, che porta alla dipendenza dall'alcol, o alle sostanze stupefacenti, senza tener conto delle migliaia di famiglie distrutte???
Ma già, dimenticavo, il pareggio di bilancio è la sola cosa che conta, L'UOMO può aspettare.

venerdì 3 febbraio 2012

Ci salveranno i TIR?

Nel film "Il giorno della civetta", Leonardo Sciascia fa dire ad uno dei personaggi che: "Al mondo ci sono gli uomini, gli omenicchi, e i quaquaraqua!"
Assistendo all'ultima commedia all'italiana interpreti Monti, Fornero & Soci, e i figuranti generici Bersani & Company, ho la triste certezza che la maggioranza di noi Italiani, appartengano alla categoria dei QUAQUARAQUA!
p.s. ho voglia di una sigaretta, di cioccolato fondente, e di mandare un grosso VAFFA a tutti gli interpreti della commedia!

giovedì 12 gennaio 2012

Precari over 40... (ma non è mio)

LO TROVO SUL WEB E LO POSTO VOLENTIERI:


12 novembre 2011
Siamo precari/e over40 e non siamo ancora morti!
By Malafemmina

Da Meno&Pausa:

Siamo della generazione che ha visto l’inizio della fine della stabilità lavorativa. Over40, 45, 50, precari e precarie e invisibili. Totalmente dimenticati/e perché si parla di giovani e a loro giustamente viene dedicata grande attenzione ma noi siamo destinati all’immondezzaio, perché non c’è alcun provvedimento che ci tuteli.

Abbiamo vissuto, studiato, lavorato, abbiamo anche avuto brevi stagioni di lavoro stabile, poi di colpo siamo stati licenziati o semplicemente ai contratti precari non sono succedute altre opportunità.

Dopo i 40 siamo già considerati morti, noi che non rientriamo nei contratti di apprendistato, che non avremo mai una pensione, che non abbiamo alcun destino davanti a noi salvo la povertà e la strada.

Dopo anni di lavoro siamo stati sbattuti fuori da aziende che hanno delocalizzato. Dopo anni di lavoro precario non è seguita alcuna stabilizzazione. E’ sempre più difficile trovare qualunque tipo di contratto. Dopo anni di ricerca torniamo ad essere più dipendenti di prima da partner, genitori, altri.

Non abbiamo casa o se ne abbiamo una non riusciamo a pagare né l’affitto né il mutuo. Viviamo spesso grazie alla pensione minima di una madre o di un padre. Viviamo stretti in situazioni di grave dipendenza, con famiglie a carico o anche senza, uomini e donne senza alcuna speranza perché non c’è nulla che dica che domani per noi sarà diverso.

Che si abbia una laurea o no abbiamo comunque un curriculum pieno di cose già fatte ma non contano nulla e se siamo donne le possibilità si allontanano ancora di più e allora si prefigura un destino deprimente in cui qualcuna tenta il suicidio, altre si deprimono, altre ancora tentano di reagire ma non sanno come fare.

Uomini e donne sono vittime di una situazione tragica e non hanno ascolto. Finiscono ad elemosinare lavori di qualunque tipo dove comunque si pretende di assumere qualcuno che abbia un’età inferiore.

Dai 40 in su è morte sociale senza alternativa. Siamo persone che hanno pagato già un prezzo per ogni scelta e che hanno energia e rabbia e competenza ma non abbiamo voce e siamo stanchi/e. Siamo sfiniti/e. E non vogliamo scendere in competizione con chi è più giovane sottraendo loro posti di lavoro che possono servire a dare una opportunità. Ma è la competizione selvaggia che il mercato ci impone e invece noi vogliamo scendere in piazza insieme. Tutti e tutte, di qualunque età, perché il problema non può essere visto senza superare barriere generazionali fatte apposta per metterci gli uni contro le altre.

Le persone della nostra generazione non hanno voce e non sanno prenderla. Abbiamo genitori che possono lasciarci da un momento all’altro e andati via loro non sappiamo come fare. Abbiamo partner che non ce la fanno più a sostenerci. Abbiamo sogni che non ci sentiamo in diritto di perseguire.

Siamo quelli/e che usavano le bombole del gas, lo scaldabagno, il giradischi e le musicassette. Siamo quelli/e che hanno visto nascere lo scempio culturale delle tv libere. Siamo quelli/e che hanno assistito impotenti al cambiamento di leggi che ci avrebbero portato a tutto questo. Siamo passato, presente e non abbiamo futuro. Abbiamo storia e ci sentiamo clandestini/e.

Non abbiamo diritti ma solo doveri. Tanti/e tra noi sono perseguitati da ispettori giudiziari, abbiamo debiti, siamo sfrattati, siamo stati derubati del poco che avevamo e siamo perseguitati dalle banche. Non ci è concesso recuperare e rappresentiamo solo un ostacolo per chi vuole spacciare l’immagine di una nazione che non ha prodotto vittime.

Noi siamo vittime, siamo cadaveri sociali che vengono sepolti sotto metri e metri di bugie e censura. Siamo quelli/e che non possono parlare perchè non hanno soldi neppure per una connessione internet. Siamo quelli/e che non vengono invitati/e a parlare in nessun posto perché la nostra immagine non concilia neppure con l’idea che si ha di chi è precario/a.

Siamo over40 senza futuro e non siamo ancora morti/e.

Mi pare che la favoletta della "solidarieta generazionale" trovi in questo post, il suo AMEN.

sabato 23 luglio 2011

" FIDO "

In principio il cane era soltanto “Fido”.
Ma era il tempo in cui Berta filava, la bestemmia era un reato e non si poteva sputare per terra. Il nonno fumava trinciato, i maestri a scuola picchiavano i bambini, i contadini non sapevano quanto era buono il formaggio con le pere, i piccoli andavano a letto dopo carosello, Topolino era ancora una macchina, Andreotti ministro, quando pioveva il Governo era ladro, e ai cani i loro padroni cacca libera: Ovunque.
-Poi il cane divenne Bobby.
Berta filava a tutto boom, non si poteva più sputare per terra ma la bestemmia tirava ancora, il nonno era passato al Toscano, i maestri a scuola picchiavano -poco- i bambini, i contadini apprezzavano il formaggio ma non le pere, i piccoli andavano a letto dopo Studio Uno, Topolino sfrattato dalla Seicento tornato al fumetto, Andreotti ancora ministro, se pioveva il Governo era sempre ladro, e ai cani i loro padroni cacca libera: Ovunque.
-Poi il cane fu Zorro.
Ma già Berta era in cassa integrazione, la bestemmia non era più reato ma si sputava nel piatto in cui si mangiava, i maestri a scuola rispondevano al Telefono Azzurro, i contadini smesso il formaggio (troppo colesterolo) si facevano le pere, i piccoli andavano a letto dopo il film a luci rosse, Topolino divenne una star su Sky, Andreotti ancora ministro, se pioveva il governo era sempre ladro, e ai cani i loro padroni cacca libera: Ovunque.
-Poi il cane fu Arturo, o Cicci, oppure Bibì e Bibò.
Ma Berta oramai è una precaria depressa, bestemmia o sputo per terra non frega più a nessuno, il nonno è all'ospizio (pardòn casa di riposo), a scuola i bambini picchiano i maestri, il contadino ha le scarpe strette e il cervello in tilt, i piccoli mandano a letto i genitori dopo la pubblicità di Barbie e di Big-Jim, Topolino senza identità in cura dallo psichiatra, Andreotti in pensione (d'oro), piove o non piove il Governo sempre ladro, e ai cani i loro padroni cacca libera: Ovunque.
-Da Fido a Bibì e Bibò molto è cambiato, resistono il Governo ladro, e i padroni con i cani dalla cacca libera, ovunque.
Per quanto riguarda il Governo ladro, c'è poco da fare: Rassegnamoci
Per la cacca libera ovunque i cani non hanno colpe, è la loro natura: Ma i loro padroni si.
Ma è proprio impossile rispettare la disposizione di legge, che impone ai padroni dei cani, di raccogliere le feci dei propri amici a quattro zampe, e alle figure preposte a farla osservare?
Le aree di verde attrezzate per i bambini, i molti marciapiede, e i cittadini tutti, ringrazieranno certamente.

sabato 18 giugno 2011

In fretta...troppo in fretta!




Osservo i campi di grano già mietuti, e penso che solo poche settimane fa, erano ancora sul verde.
Veramente ogni cosa, và troppo in fretta.
Bruciamo ogni evento come fosse una ragione di vita o di morte: Infanzia, adolescenza, prima volta, studi, lavoro, sentimenti, liti e addii, bici, moto, macchina, viaggi... Tutto passa velocemente, senza avere il tempo di poter assaporare ciò che si vive: Ma èquesto il vivere?
Pavese, mi riconcilia col mondo... e un pò mi intristisce.

sabato 23 aprile 2011

Santa Pasqua... a:

Syl, Wilma, Miranda, Samantha, Annamaria, Sara, Aldo, Franca, Giacynta, Selene, Luz, Fenice, Fabrax, Lupo, Incontro all'Infinito, Antonella, Quando sono io, Lella Costa, Jaqueline, Volo Libero, Stefania e dintorni, Il buio è qui, Tintarella di luna, Asha, e naturalmente ad ognuno di voi, con cui casualmente mi incontro!


martedì 22 febbraio 2011

La radio questa sconosciuta...



L'influenza con corredo di febbre mi tiene a letto, niente Tv, poco pc, ma in compenso tanta radio. Decido di fare il salto della quaglia, e scarto decisamente la politica abbandonando Radio24, Radio Radicale e affini, compresa Radio Maria.
Ascolto naturalmente Radio-Tre, che è veramente una benedizione se penso ai soliti deprimenti conciliaboli della Tv. Ragazzi un vero spasso! Si spazia dal finale del 3° atto della Manon Lescaut, al sorprendendte audio delle prove della Filarmonica Alla Scala, con un Maestro Arturo Toscanini inca........mo con gli orchestrali, arrivando agli insulti urlati che, un pò mi delude e sorprende, perchè fà tanto Sgarbi...evvabbè per Toscanini... Poi bella sorpresa col libro raccontato a puntate, Linea D'ombra, di Joseph Conrad, mentre domenica sera ascolto il finale del film FURORE di John Ford: Grande emozione perchè ne ricordo la lettura del romanzo di John Steinbeck, di cui ho letto quasi tutto, e anche perchè mi riporta alla mia infanzia, quando con mamma si stava attaccati alla grande Radiomarelli, unico collegamento col mondo reale, e della fantasia.
Insomma, influenza si, ma per una volta i benefici superano quasi i costi!